Luca è stato uno degli artefici della promozione in Serie A nel 2006. Due settimane fa ha annunciato il suo ritiro dal basket giocato: ecco le sue parole
Ciao Luca, lasci il basket giocato dopo venti anni di carriera ai massimi livelli: quali sono le sensazioni che si avvertono quando si prende una decisione così importante?
Quando mi guardo indietro vedo la fortuna di essere riuscito a realizzare il sogno che avevo da bambino che era quello di diventare un giocatore di pallacanestro, un giocatore della Nazionale e di vestire la maglia di club importanti. Sono molto grato per questi venti anni e sono arrivato alla fine della carriera con la consapevolezza giusta di essere giunto alla fine di un percorso e di iniziarne un altro, quello di allenatore.
A diciannove anni l’arrivo a Montegranaro: raccontaci cosa ricordi con più piacere di quegli anni dove eri circondato dal calore dei tifosi, alcuni dei quali diventati tuoi amici.
L’arrivo a Montegranaro in giovane età mi ha cambiato la vita, nel senso che è stato un punto fondamentale per la mia crescita. Ricordo che Pillastrini mi disse: “ti voglio qui alla Sutor, ci sarà spazio. Quanto spazio, dipende da te.” Ho colto l’occasione al volo e sono venuto. In più a Montegranaro ho conosciuto mia moglie e tantissimi amici. Montegranaro per me sarà sempre una seconda casa dove ho vissuto anni indimenticabili e sarò sempre grato a tutti i tifosi.
Sempre a Montegranaro hai iniziato la tua carriera da protagonista con tre stagioni che rimarranno per sempre marchiate a fuoco nella nostra storia.
Cosa ti è rimasto di più nel cuore di quel triennio?
Tutte e tre le stagioni sono state meravigliose, ma ho nel cuore la promozione in Serie A.
Arrivammo ai playoff da settimi classificati e quindi non avevamo il fattore campo in nessuna delle serie.
Eravamo senza un americano: vincemmo tutte le gare 1 e inoltre a Caserta, in semifinale, vincemmo la “bella” di venti punti. Poi la straordinaria finale contro i rivali di Rieti: fu un crescendo di prestazioni che toccò il culmine con le ultime due gare in casa.
Negli ultimi anni della tua carriera hai intrapreso dei percorsi fuori dal campo: stai studiando per diventare allenatore e con la federazione della regione Lombardia stai collaborando da anni con le squadre giovanili.
Quali sono le differenze che stai trovando tra la pallacanestro “giocata” e quella “insegnata”?
Ho il patentino da allenatore da ormai due anni e lavoro con la Fip Lombardia come Responsabile Tecnico per le squadre nazionali. Poter aiutare i giovani nella loro crescita è molto importante.
La differenza principale è che in campo, con la palla in mano, ti diverti di più, mentre quando insegni è molto bello vedere i ragazzi crescere e poter dare loro un aiuto.
Con il tuo LV Experience stai facendo un gran lavoro ed è sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori. Con l’appiattimento dei settori giovanili italiani, quanto è ancor di più importante creare situazioni “extra” dove i ragazzi possono continuare a lavorare e crescere?
Sono da sempre molto attento a cercare di aiutare i giovani a migliorare e sviluppare e credo che per le nuove generazioni avere dei punti di riferimento “extra società” possa essere molto utile.
Sono ragazzi che hanno voglia di imparare e poter avere figure disposte ad aiutarli sia necessario per il loro percorso; ho degli ottimi riscontri a riguardo e questo mi inorgoglisce.
Siamo alla fine di questa splendida intervista e non resta che ringraziarti ancora una volta per tutto ciò che sei stato per noi: un grande giocatore ma ancor di più una figura storica e importante per i nostri colori: già lo sai, ti aspettiamo alla Bombonera!
“Vi faccio un grande in bocca al lupo per il prosieguo del campionato e un grande abbraccio a tutti voi. Appena posso vengo a salutarvi alla Bombonera!”
Area Comunicazione — Sutor Basket Montegranaro